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Cia e Confagricoltura sull’importanza della leadership al femminile

In occasione della Festa delle donne Cia e Confagricoltura sono intervenute sottolineandone l’importanza nel mondo del lavoro.

Più donne nei ruoli apicali, anche in agricoltura. È questo l’appello di Donne in Campo, l’associazione femminile di Cia-Agricoltori Italiani, in occasione della Giornata internazionale della donna, che ricorre l’8 marzo.
L’apporto femminile al mondo del lavoro, in particolare nei ruoli di leadership, come dimostrato da molti studi, ha un impatto significativo sullo sviluppo economico e sociale di un Paese. Ecco perché occorre incoraggiare e promuovere le donne in incarichi decisionali, nelle aziende, nei corpi intermedi e nella politica a tutti i livelli, garantendo, per le pari opportunità, tempi e modi di partecipazione sostenibili in relazione agli impegni e ai carichi sia lavorativi che familiari. Con questo obiettivo, Donne in Campo-Cia invita nuovamente tutti a sottoscrivere il “Manifesto delle donne per la Terra”, al link https://www.donneincampo.it/manifesto. Una Carta dei valori, ma anche un Documento programmatico, per costruire un’alleanza “fortissima” tra le donne di tutto il mondo “per la vita, l’ambiente, la pace, per costruire un mondo migliore”. Perché oggi, dopo una pandemia globale e con le sfide in atto, da quelle geopolitiche a quelle climatiche, “le donne devono essere là dove si decide. Ѐ un’occasione storica e una grande battaglia per la governance”.
Quanto all’agricoltura, aggiunge la presidente dell’associazione Pina Terenzi, “come registrato dall’ultimo Censimento dell’Istat, le donne occupate in agricoltura sono 823.000, ovvero il 30% del totale. In crescita anche la presenza delle donne nei ruoli manageriali, il 31,5% rispetto al 30,7% del 2010. Si registra, poi, una netta prevalenza femminile nelle aziende che praticano attività connesse, soprattutto negli agriturismi (35%) e nelle fattorie didattiche (40,8%)”.

Secondo Terenzi, quindi, “sebbene l’agricoltura rispetto ad altri settori mostri aspetti di minore disparità tra i generi, tanto resta ancora da fare. In particolare, sarà cruciale accogliere l’idea di futuro che le donne dell’agricoltura veicolano nel loro prezioso lavoro quotidiano, legato strettamente a una visione multifunzionale e sostenibile del settore, che coniuga la produzione di cibo con welfare, comunità, tutela di suolo e paesaggio, salvaguardia di risorse e biodiversità, innovazione”.
Ancora di più, per quanto riguarda i diritti, “va ricordato che alle agricoltrici, come a tutte le lavoratrici autonome, viene riconosciuta solo la maternità obbligatoria (5 mesi), con un’indennità economica insufficiente a coprire le spese di una sostituzione in azienda -sottolinea la presidente di Donne in Campo-. Inoltre, non vengono riconosciute né la maternità a rischio né il congedo parentale per assistere parenti disabili. Senza dimenticare che il lavoro agricolo non è considerato un’attività usurante”. Per tutto questo, come recita il Manifesto, “le donne impegnate in agricoltura -conclude Terenzi- vogliono far sentire la propria voce, insieme a quella di tutte le altre”.

“La Festa della Donna è l’occasione per fare il punto sulla condizione femminile a 360°, un universo a cui occorre, nonostante gli enormi progressi, ancora attenzione. Mentre c’è abbondanza di norme per promuovere l’occupazione e l’imprenditoria femminile, registriamo ancora che, concretamente, la loro efficacia è ridotta. L’ultimo report pubblicato da Global Perspectives&Solutions di Citi sottolinea come la parità di genere nelle imprese non solo aumenterebbe fino al 3% il Pil mondiale, ma porterebbe anche parecchie centinaia di milioni di posti di lavoro”. Lo dichiara Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna, in occasione dell’8 marzo. In Italia sono più di 200.000 le imprese agricole condotte da donne, numerose le under 35, che rappresentano circa un terzo del totale. In generale, nel settore primario, a Sud si concentrano quasi 22 imprese ogni 100, nel Centro-Nord invece solo 11,7.

Le imprese agricole femminili hanno sopportato meglio gli effetti derivanti dalla pandemia e il 28% ha aumentato il proprio fatturato rispetto al 20% delle imprese agricole non femminili. Le imprenditrici associate a Confagricoltura Donna si contraddistinguono per l’alto tasso di scolarizzazione: due su tre sono laureate e svolgono attività innovative, come ad esempio l’utilizzo delle rilevazioni aeree via satellite, con i droni e le etichette parlanti, oltre a dimostrare una naturale propensione ad investire nel digitale e nel green.
“L’agricoltura è nata nella preistoria grazie all’impegno delle donne – sottolinea Oddi Baglioni – e, secondo la FAO, se aumentasse la conduzione femminile delle aziende del settore nei Paesi in via di sviluppo crescerebbe del 30% anche la produzione, contribuendo alla sicurezza alimentare mondiale”.
Stando a questi dati, sostenere le imprese condotte da donne è un’azione intelligente per le conseguenze positive sul fronte sociale ed economico.  “L’imprenditoria femminile agricola resta invece ancora troppo spesso invisibile – conclude la presidente di Confagricoltura Donna -. Il migliore augurio, in occasione dell’8 marzo, è che ci si renda realmente conto dell’apporto strategico delle donne in generale, e in agricoltura in particolare, perché sarà il fattore D a dare la spinta alla ripresa economica”.

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