Tutte le successive versioni della proposta di regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio (PPWR), tutt’ora in discussione, affermano la necessità di un approccio imparziale verso i diversi materiali.
Article 2
Scope
“1. This Regulation applies to all packaging, regardless of the material used, and to all packaging waste, whether such waste is used in or originates from industry, other manufacturing, retail or distribution, offices, services or households.”
In realtà questi propositi sono contraddetti da numerosi passaggi dell’iter legislativo, animati da uno spirito punitivo verso gli imballaggi in plastica per alimenti: nonostante il recente voto plenario del Parlamento Europeo -intervento correttivo e ragionevole- il dibattito sul PPWR, ora passato in Consiglio dell’Unione Europea, resta animato da preconcetti ideologici.
Questo in spregio a numerose evidenze, tra cui:
• Il fatto che la valutazione di impatto su cui si basa la proposta si sia rivelata debole e approssimativa, tant’è che la stessa Commissione Europea ne ha chiesto un’integrazione i cui risultati sono a tutt’oggi sconosciuti;
• Il fatto che i dati di numerosi studi super partes ridefiniscono il fenomeno delle microplastiche attribuendone l’origine non più solo alla frammentazione degli imballaggi in plastica, ma soprattutto ad altre cause, come riportato fra gli altri dallo studio dell’International Union for Conservation of Nature, IUCN;
• Il fatto che la stessa dispersione di rifiuti (solo plastici?) negli oceani, peraltro causata nella gran parte da flussi extraeuropei (bit.ly/486hRMN) sia stata recentemente rivista nelle sue reali dimensioni da uno studio dell’autorevole Università di Utrecht.
Le aziende italiane produttrici di contenitori in plastica per alimenti sono una parte rilevante dell’industria degli imballaggi; contribuiscono alla competitività delle filiere nazionali delle produzioni agro-alimentari, in particolare ortofrutticole, e alla loro diffusione su mercati europei; consentono alla ristorazione veloce e di massa di essere tale, garantendo sistemi di distribuzione sicuri e a costo contenuto.
Siamo consapevoli del nostro ruolo e della nostra responsabilità, con investimenti consistenti siamo impegnati in uno sviluppo sempre più sostenibile, e abbiamo già integrato nelle nostre produzioni, laddove possibile ed ambientalmente utile, materiali alternativi ai polimeri tradizionali, a partire dalle plastiche riciclate e da quelle compostabili.
Condividiamo l’impegno verso la riduzione dei rifiuti di imballaggio in generale, e continuiamo ad investire per la miglior riciclabilità degli imballaggi e il maggiore uso di materiali riciclati, andando già oggi, dove è permesso dalle norme, anche oltre gli obiettivi futuri dello stesso PPWR.
Abbiamo quindi competenza e titolo per dire:
No a compromessi che fanno degli imballaggi in plastica un comodo capro espiatorio
Nella attuale fase di gestazione del PPWR la presidenza spagnola del Consiglio d’Europa vuole “chiudere la faccenda” trasformando il testo in uno strumento punitivo per gli imballaggi in plastica.
Chiediamo al Governo italiano:
• Di confermare la propria linea criticamente costruttiva rispetto al PPWR, peraltro già espressa a livello parlamentare con una forte convergenza da parte dei nostri rappresentanti a Bruxelles.
• Di continuare nel merito a sostenere la necessità di modifiche, chiarimenti e miglioramenti della versione proposta dalla presidenza spagnola del Consiglio, come:
o la soppressione di divieti non sostenuti dalla prova di reali benefici (Art.22 allegato V), e di divieti travestiti da obiettivi irraggiungibili (Art.26);
o la ridefinizione del concetto di “riciclato su scala” rispetto alle modalità di raccolta dei rifiuti da imballaggio e alle quote di riciclo esistenti;
o il collegamento di obiettivi di contenuto di riciclato negli imballaggi plastici alla effettiva disponibilità di materia prima secondaria;
o l’impegno nella protezione del mercato unico europeo, togliendo ai singoli stati la possibilità di introdurre ulteriori vincoli nazionali;
o la revisione di diversi passaggi, alcuni apparentemente di dettaglio ma sostanzialmente e senza giustificazione discriminatori verso gli imballaggi in plastica, come nel caso dell’Art.38 (2), che impedirebbe la piena valorizzazione di una delle caratteristiche peculiari (e sostenibili!) delle plastiche applicate agli imballaggi, ovvero la leggerezza.
Chiediamo soprattutto al Governo italiano:
di evitare che per arrivare all’approvazione del PPWR entro la fine della legislatura europea (in piena campagna elettorale), si accetti un compromesso discriminante che sarebbe un colpo mortale ad un sistema da 9.000 dipendenti e oltre 2 miliardi di fatturato.
Si tratterebbe di un attacco indiretto all’eccellenza della distribuzione agro-alimentare italiana e alla democraticità della ristorazione veloce di massa.
Sarebbe una rinuncia a sistemi di distribuzione e consumo sostenibili, che non porta un reale beneficio ambientale ma un aumento certo dello spreco alimentare e dei costi per i cittadini.
Fonte: Ufficio stampa Pro Food