Buono l’esordio sul mercato della produzione 2021 delle uve da tavola italiane, con un’offerta di elevata qualità e quantitativamente superiore alla media degli ultimi anni. Le gelate tardive della primavera scorsa non hanno causato particolari danni alla produzione, che invece è stata favorita dal clima asciutto e dai venti di maestrale che hanno contenuto le principali avversità.
Nelle prime settimane le varietà precoci sono state premiate da prezzi soddisfacenti, superiori sia a quelli del 2020 sia al prezzo medio delle campagne 2018-2019. Nelle settimane successive, l’aumento dei quantitativi offerti e l’elevata pressione competitiva sui principali mercati di sbocco europei da parte degli altri produttori mediterranei (Spagna, Grecia, Turchia ed Egitto) hanno determinato un rallentamento delle vendite e la progressiva flessione delle quotazioni all’origine.
Positivo anche l’andamento delle vendite sul mercato estero, a cui viene destinata una quota molto importante della produzione nazionale, e che ha visto un aumento degli incassi del 6,5% nei primi sei mesi del 2021, grazie all’incremento dei prezzi medi.
L’Italia è il primo produttore europeo di uva da tavola, con oltre un milione di tonnellate prodotte nel 2020 e il 4 esportatore mondiale, alle spalle di Cina, Peru e Cile. Ogni anno circa il 45% della produzione prende la via dei mercati esteri, principalmente verso la Ue (Germania, Francia e Polonia in primis). Attualmente, tuttavia, la domanda si sta orientando maggiormente sulle varietà seedless, che costituiscono una quota ancora minoritaria, seppur in progressivo aumento negli ultimi anni, dell’offerta nazionale.
Questo fattore, sottolinea l’Ismea, rende in prospettiva il prodotto italiano vulnerabile alla concorrenza dei paesi produttori emergenti che si stanno presentando sui principali mercati di sbocco con uve di elevata qualità, ben presentate e offerte ad un prezzo competitivo.